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ASC NEWS

12/07/2017
Paese Poesia luglio 2017 - Belvedere Ostrense

Il maestro Carlo Iacomucci, recentemente, ha partecipato, in qualità di ospite, alla decima edizione del premio di poesia dedicato a "Biagino Casci" a Belvedere Ostrense, per aver illustrato, con una sua opera, la copertina del librocatalogo dove sono riportate le poesie dei premiati, l'invito cartaceo e il manifesto.
Per l'occasione, l’artista ha donato due sue opere incise, che sono state consegnate, come premio, ai finalisti del concorso. In segno di riconoscenza, sono state dedicate all’'artista Iacomucci sei pagine all'interno del librocatalogo "PaesePoesia 2017", contestualmente ad un breve testo critico della dott.ssa Patrizia Minnozzi (laureata in giurisprudenza, vive a Macerata. Ama l'arte, la fotografia,e la tecnologia).

L'incisore Carlo Iacomucci nasce nel 1949 a Urbino, città in cui, con serietà e costanza, ha potuto avvicinarsi, per gradi e per avvio naturale, alla grande tradizione della scuola urbinate, che porta avanti da circa 40 anni. Nella sua città natale, riceve la prima formazione artistica presso l’Istituto Statale d’'Arte, meglio noto come Scuola del Libro. Tra il 1969 e il 1970 vive a Roma, dove frequenta stamperie d’arte, studi e ambienti artistici, maturando la passione per l’'incisione e, in modo particolare, per l’'acquaforte. Si iscrive quindi al Corso Internazionale della Tecnica dell’'Incisione Calcografica che si tiene sempre ad Urbino.
La necessità di approfondire, lo stimola poi a frequentare, per soli due anni, la sezione di pittura dell’'Accademia di Belle Arti della stessa città. Nel 1973 inizia la sua esperienza didattica, che prosegue fino al 2008: insegna Discipline Pittoriche all’'Accademia di Belle Arte di Lecce, poi al Liceo Artistico Statale di Varese ed infine all’'Istituto Statale d’'Arte di Macerata, dove vive ed opera. Dal 1972 ha partecipato a numerose collettive e personali sia in Italia che all'estero, realizzando anche edizioni d'arte con acqueforti. 

Immagine: Carlo iacomucci - Il giglio di San Giuseppe




22/12/2016
CIBO CARTE e ARTE - Mostra di Artisti Contemporanei dalla collezione di ASC Arte Sacra Contemporanea

Domenica 8 gennaio 2017
Ristorante Il Clandestino
Via Rosmini 5
Stresa VB - Italia

Nella splendida cornice del Verbano, presso il rinomato Ristorante di pesce “Il Clandestino” dello Chef Franco Marasco, avrà luogo l’evento “CIBO CARTE e ARTE” che comprende, una mostra di opere d’arte di Artisti Contemporanei Italiani ed Internazionali della Collezione ASC Arte Sacra Contemporanea, un pranzo esclusivo a base di pesce ed il Torneo di Burraco del Lago Maggiore. In mostra opere di giovani artisti e di artisti affermati: Ilaria Forlini, Nicola Liberatore, William Xerra, Antonio Spanedda, Gabriele Di Maulo, Nina Paley, Alberto Gianfreda, Giovanni Morgese, Silvia Venuti, Federico Cozzucoli, Stefano Pizzi, Bios Vincent, Vieri Parenti, Tarshito, Debora Fella, Florine Offergelt, Enrico Del Rosso e Mauro De Carli, oltre ad un’opera grafica di Picasso. A scopo divulgativo, è disponibile una brochure dell'evento contenente tutte le informazioni sulle opere e sugli artisti e che verrà distribuita al pubblico che interverrà all’evento, per far conoscere il mondo dell’arte contemporanea e tema sacro e non 
www.associazioneculturalecreati
va.
it/processed/20161212-124957-KTIGR-NAS.pdf. L’evento si aprirà con l’inaugurazione della Mostra d’Arte e la visita guidata alle opere in esposizione, a cui seguirà il pranzo, il torneo di Burraco del Lago Maggiore ad invito riservato ai soci di ACC e la premiazione finale. Tra le opere esposte 4 verranno selezionate e assegnate, durante la premiazione, ai vincitori del Torneo. Le opere resteranno in visione al pubblico fino a lunedì 16 gennaio 2017 con orario ore 10,00-12,00 presso il Ristorante Il Clandestino di Stresa. Partner dell’iniziativa: Dal Negro, Luigi Francoli Grappe, Torraccia Del Piantavigna, Bottega della Cornice, Il Clandestino Ristorante di pesce.

Per informazioni:
info@associazioneculturalecreativa.it




25/10/2016
Un'esposizione dei maestri e dei migliori allievi dell'Accademia di Brera all'University of Art and Design di Joshibi, Tokio

Tra il 3 e il 18 di novembre p.v. nell’ambito delle celebrazioni per il 150° Anniversario delle Relazioni tra il Giappone e l’Italia una delegazione dell’Accademia di Belle Arti di Brera composta dal Direttore prof. Franco Marrocco, dal Responsabile per le Relazioni Esterne prof. Stefano Pizzi e da due allievi della Scuola di Pittura, Francesca Vitali e Simone Parise, si recherà a Tokio presso l’University of Art and Design.

La missione, organizzata dai proff. Stefano Pizzi e Tetsuro Shimizu prevede i seguenti principali appuntamenti:

- L’inaugurazione dell’esposizione “Opere dei Maestri di Brera e dei loro migliori allievi”:
- Franco MARROCCO
- Italo BRESSAN – Barbara Canali
- Roberto CASIRAGHI – Flavia Albu
- Giorgio CATTANI – Maria Castagna
- Italo CHIODI – Alice Fiorelli
- Marco CINGOLANI – Pietro Andrico
- Angelo Antonio FALMI – Gabriele Quarta
- Ignazio GADALETA – Saeed Naderi
- Renato GALBUSERA – Francesca Vitali Boldini
- Omar GALLIANI – Carolina Corno
- Gaetano GRILLO – Wang Hao
- Giordano MONTORSI – Lara Ilaria Braconi
- Stefano PIZZI – Simone Parise
- Simona UBERTO – Erika Costa
- Dany VESCOVI – Letizia Prestipino

- La partecipazione ai work-shop di produzione tradizionale giapponese della carta e dei pigmenti.
- La tenuta di conferenze sull’Alta Formazione Artistica in Italia e a Brera a cura del Direttore prof. Marrocco e del prof. Pizzi.
- La tenuta di una conferenza sulla propria ricerca e di un workshop del prof. Pizzi, coadiuvato dagli allievi Parise e Vitali ed alcuni allievi di Pittura di Joshibi, nell’ambito del quale realizzerà un’opera che verrà donata alla quadreria dell’Università.
Nel mese di gennaio del 2017 una delegazione dell’University of Art and Design di Joshibi sarà ospite dell’Accademia di Brera con un analogo programma.
L’Accademia di Belle Arti di Brera e l’University of Art and Design di Joshibi hanno firmato nel corso del 2016 un accordo bilaterale che prevede, oltre agli scambi culturali, la possibilità per gli studenti di entrambi gli atenei di frequentare i corsi dell’istituzione partner.




13/09/2016
La chiesa di Santa Croce in Padova Presentazione della guida

Dopo alcuni anni dalla pubblicazione della guida del Torresino, esce il secondo numero della collana I luoghi dell'arte e della fede, dedicato alla chiesa di Santa Croce in Padova.

La chiesa di Santa Croce in Padova
a cura del Museo Diocesano di Padova
testi di Patrizia Dal Zotto

La guida sarà presentata al pubblico giovedì 15 settembre, ore 21.00, presso la Sala del Redentore in Corso Vittorio Emanuele II, 174, in occasione della Festa della Comunità della parrocchia di Santa Croce.

Interverranno
Andrea Nante
Carlo Cavalli
Patrizia Dal Zotto

L'ingresso è libero.

Il Museo è aperto con in seguenti orari:
da giovedì a sabato 15.00-18.00
domenica 10.30-13.00; 15.00-18.00

 




14/06/2016
IOTIAMO Capsula del Tempo di Antonio Spanedda

Il progetto artistico IOTIAMO dell'artista novarese Antonio Spanedda si arricchisce della CAPSULA DEL TEMPO concepita come un’opera d’arte per viaggiare nel futuro. In questa declinazione tecnologica e creativa del progetto d'arte contemporanea IOTIAMO i giovani sono inventori del proprio futuro, attori protagonisti, futuri spettatori e portatori di emozioni positive per cambiare il mondo.
E’ già stato provato che i viaggi nel futuro sono potenzialmente possibili. Le basi concettuali dei viaggi nel tempo affondano le proprie radici nella teoria, ben verificata, della Relatività Generale di Einstein, di cui a breve ricorre il centenario. Un filo conduttore che unisce lo studio di un possibile viaggio nel tempo nel macrocosmo e microcosmo sono proprio le CTC, ovvero quei percorsi temporali chiusi che connettono il passato e il futuro in modo circolare, consentendo una violazione della cronologia, ma pur preservando il principio di causalità. 
Per Spanedda IOTIAMO Capsula del Tempo è un esperimento artistico, e riguarda un tipo di viaggio nel tempo molto diverso da quello previsto dalla relatività generale e dalla meccanica quantistica. In questo progetto possono partecipare tutti coloro che desiderano viaggiare nel futuro attraverso un'opera d'arte, diventando attori protagonisti oltre che futuri spettatori. A differenza delle capsule del tempo che solitamente sono sotterrate, IOTIAMO 2045 Capsula del Tempo è un'opera visiva, da esporre nella scuola, in un'abitazione, in un museo.
Il primo "viaggio nel tempo" è stato fatto con i bambini della Scuola Primaria dell’Istituto Maria Ausiliatrice di Novara il 20 novembre 2015. I bambini hanno partecipato con entusiasmo al primo Happening della Capsula del Tempo, ed hanno registrato i loro video messaggi per il futuro.
Grazie a questo progetto l'artista ha incontrato molti giovani ed ha scoperto che moltissimi di loro credono ancora nell’amore, nell’amore per la vita, per i genitori, per gli amici. Sono più attenti alle persone, alle diversità, all’ambiente ed essendo capaci di inventare nuovi linguaggi, sono molto creativi. 
Essi sono la prima generazione globale, con valori e modi di pensare convergenti, e per questo motivo hanno bisogno di un riconoscimento sociale.
"IOTIAMO 2045 Capsula del Tempo" con una cerimonia ufficiale il 21 maggio 2016 è stata consegnata all'Istituto Maria Ausiliatrice di Novara che avrà il compito di custodirla fino a quando verrà riaperta il 24 ottobre 2045.
La capsula è stata registrata al Collegio Oglethorpe The International Time Capsule Society ad Atlanta U.S.A. 

Al fine di raccogliere fondi per portare questo progetto ad altri bambini in altre scuole italiane è stato attivato un crowdfunding su www.eppela.com. Per ogni donazione sono previste delle ricompense.

Saper ascoltare e valorizzare il mondo giovanile è un dovere primario di tutta la società.




24/03/2016
L’arte del fare GIANNINO CASTIGLIONI Scultore

Giovedì 31 marzo alle ore 18 alla Biblioteca Ambrosiana (Piazza Pio XI, 2 Sala delle Accademie) verrà presentato il volume  L’arte del fare GIANNINO CASTIGLIONI Scultore (Skira editore). Il bellissimo libro è il risultato delle recenti ricerche rivolte alla rivalutazione dell’attività di Giannino Castiglioni (Milano 1884 – Lierna 1971), uno tra i più importanti pittori, incisori e scultori del Novecento italiano. L’opera, curata da Eugenio Guglielmi, attraverso testimonianze dirette e studi monografici di giovani e accreditati studiosi, nonché inediti materiali d’archivio, mette in evidenza la formazione dell’artista e il suo rapporto con l’ambiente milanese nel clima culturale a cavallo tra il tardo simbolismo ottocentesco e il nascente Liberty. Particolare attenzione viene data alla formazione di Castiglioni presso l’Accademia di Brera e alle opere che lo resero celebre, tra cui ricordiamo quelle presenti al Cimitero Monumentale, i Sacrari dedicati ai Caduti della Prima Guerra Mondiale e la Porta del Duomo di Milano. Un capitolo riguarda, infine, lo studio dei 350 gessi conservati presso il Comune di Lierna, dono degli eredi, nell’ottica della creazione di una Gipsoteca da inserire nei percorsi provinciali e regionali lombardi.

INGRESSO LIBERO 


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24/03/2016
PASQUA E PASQUETTA APERTI TUTTI I GRANDI MUSEI STATALI

In occasione delle prossime festività di Pasqua e del Lunedì dell’Angelo i musei, le aree archeologiche e i luoghi della cultura statali resteranno aperti. Domenica 27 e lunedì 28 marzo i grandi musei statali rimarranno aperti, rispettando il normale piano tariffario. Una apertura straordinaria in tutta Italia dagli Scavi di Pompei alla Pinacoteca Brera, dal Castello di Miramare di Trieste al Museo Nazionale Archeologico di Napoli, da Paestum agli Uffizi, dal Foro Romano e Palatino al Cenacolo Vinciano, dalla Reggia di Caserta al Colosseo, dalla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma ai Musei Reali di Torino, dal Museo d’Arte Orientale di Venezia a Castel Sant’Angelo, dal Museo Egizio al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.

Per informazioni:
http://www.beniculturali.it/
mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti
/MibacUnif/
Comunicati/visualizza_
asset.html_1151786380.html

 




27/02/2016
La Misericordia Spettacolo teatrale di e con Lucilla Giagnoni

Lunedì 29 Febbraio 2016, h 21:00
Chiesa di San Graziano
Arona (NO), Italia

"Beati i Misericordiosi, perché riceveranno Misericordia"

A partire dalla Misericordia come virtù della reciprocità, l'interpretazione di Lucilla Gianoni ci guiderà in un percorso antropologico e spirituale: la beatitudine evangelica della Misericordia si erge a virtù morale e condivisa del vivere civile. La rappresentazione dell'incontro tra fede e dimensione civica nella vita di comunità prende forma sullo sfondo del Duomo e del Palazzo della Ragione, luogo d'intreccio tra l'autorità religiosa e il potere civile, per celebrare un valore condiviso, quello di Misericordia appunto, le cui radici affondano nella storia antica. A cura di: Vicariato dell’Aronese; Parrocchia di Arona; Associazione Partecipazione e Solidarietà.




25/02/2016
L’ENERGIA DEL FEMMINILE NEL BUDDHISMO TIBETANO

SABATO 5 MARZO 2016 - dalle ore 11 alle ore 13 e dalle ore 14 alle ore 16
CELSO - ISTITUTO DI STUDI ORIENTALI
Dipartimento Studi Asiatici
Archivio Arti Contemporanee
BSA Biblioteca di Studi Asiatici
Galleria Mazzini 7 – 16121 Genova - Italy

Il seminario "L'Energia del Femminile nel Buddhismo Tibetano" che si terrà sabato 5 marzo nelle fasce orarie 11-13 e 14-16, verterà sui temi Le forme del divino femminile, Le divinità ‘naturate di spazio’, Archetipo femminile e materno e Donne di illuminazione, e sarà a cura della Prof.ssa Carla Gianotti, tibetologa, docente di lingua e cultura tibetana, autrice di numerose pubblicazioni tra cui: "Donne di illuminazione: Dakini e demonesse”, Madri divine e maestre di Dharma" (Ubaldini),  “La vita di Milarepa” (UTET), prima versione italiana della vita di Milarepa condotta sull’originale tibetano,  “Il Grande Sigillo: la conoscenza originaria di Maha Mudra” (Mimesis), “Cenerentola nel paese delle nevi” (Utet). Il Seminario e' ad iscrizione.

Per informazioni:
tel [+39] 010586556
info@celso.org
www.celso.org




25/02/2016
Symbols

4 – 26 marzo 2016
Genova Palazzo Ducale - Fondazione per la cultura
Sala Dogana
Piazza Matteotti, 9
Genova, Italia

Inaugurazione venerdì 4 marzo, ore 18
Orario: mar-dom ore 15-20 Ingresso libero

16 incisori hanno riletto in chiave contemporanea i simboli dei monumenti funerari presenti in alcuni cimiteri monumentali europei e 10 tra musicisti e danzatori ne hanno tratto coreografie. Dopo le residenze d’artista di Avilés e di Dundee realizzate all’interno del progetto Symbols, una mostra evocativa nata dalle suggestioni dell’arte funeraria.

Per informazioni:
palazzoducale@palazzoducale.
genova.it
www.palazzoducale.genova.it



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05/12/2012
RENZO SCOPA. Nel segno del sacro. Fino al 6 gennaio in mostra ad Assisi

Sabato 1 dicembre nella sede della Galleria d'Arte Contemporanea della Pro Civitate Christiana di Assisi (via Ancajani, 3) si è inaugurata la mostra: "Renzo Scopa. Nel segno del sacro." con i saluti delle Autorità, la presentazione di Francesco Santaniello e recital su testi di Renzo Scopa con: Maurizio Perugini, voce, Massimo Bartoletti, tromba, Umberto Ugoberti, fisarmonica, Mauro Businelli, violoncello; regia e musiche originali di Massimo Bartoletti; drammaturgia di Saulo Scopa.

A quindici anni dalla scomparsa dall'artista (Urbino 1933, Città di Castello 1997), si propongono al visitatore oltre cinquanta opere di soggetto sacro: incisioni, dipinti e creazioni su carta, realizzate dall'artista dal 1957 al 1997. Una vera e propria personale postuma, intensa e raffinata, in cui è documentato il percorso artistico ed esistenziale di un uomo che ha guardato il mondo attraverso il filtro della sensibilità e dell'intima religiosità, riversando nelle opere la sua urgenza creativa, ma anche le sensazioni, i dubbi, i tormenti di un animo inquieto e al tempo stesso riflessivo e poetico.

La mostra evidenzia tutta la carica espressiva del segno: dall'asprezza del tratto di alcune acqueforti all'armonia degli andamenti curvilinei, fino alle deflagranti esplosioni cromatiche del dripping, sgocciolature di colore da cui emergono immagini evocative come la passione di Cristo. "La crocifissione (evidenzia il curatore della mostra e del catalogo Francesco Santaniello) è stato il tema cardine del percorso creativo di Renzo Scopa. Un motivo iconografico assunto come estrema metafora delle sofferenze umane e di quel male di vivere che virulento ha attraversato tutto il Novecento". Forte è l'imprinting della Scuola del Libro di Urbino (dove Scopa si è formato sotto la guida di maestri come Francesco Carnevali, Leonardo Castellani, Pasquale Rotondi), così come forte è l'influenza dei luoghi, Urbino e Città di Castello, dove ha vissuto e insegnato per lunghi anni.
Partita da Città di Castello nel 2011, dopo aver fatto tappa a Citerna, Pesaro, e Urbino, riscuotendo significativi successi di critica e di pubblico, la mostra conclude ora il suo percorso nella città di San Francesco, nello spazio espositivo della Galleria d'Arte della Pro Civitate Christiana, che il fondatore Don Giovanni Rossi volle fin dagli anni '40 per riportare Cristo nell'arte contemporanea e che annovera tra le altre, opere di Rouault, Congdon, De Chirico, Carrà, Rosai, Tozzi, Sassu, Pirandello.
La mostra è patrocinata dal Comune di Assisi, dalle Province di Perugia e Pesaro Urbino, dalle Regioni Umbria e Marche, dall'Arcidiocesi di Assisi, Nocera Umbra, Gualdo Tadino e dalla Conferenza Episcopale Umbra.

Allestimento e catalogo a cura di Francesco Santaniello
Serata artistica: domenica 30 dicembre, ore 21.30, nell'ambito della mostra;
Amo tutti i colori (Viaggio nel mondo poetico di Renzo Scopa) su testi di Renzo Scopa con: Maurizio Perugini, voce, Massimo Bartoletti, tromba, Umberto Ugoberti, fisarmonica, Mauro Businelli, violoncello; regia e musiche originali di Massimo Bartoletti; drammaturgia di Saulo Scopa.

Inizio mostra: 1 dicembre 2012
Fine mostra: 6 gennaio 2013
Orari di apertura: Feriali: dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 16.30 alle 18.30.
Aperture straordinarie nei seguenti festivi: 9, 23, 25, 26, 30 dicembre; 1, 6 gennaio, dalle 16.30 alle 18.30

Informazioni: Galleria d'Arte Contemporanea, tel. 075.813231
Pro Civitate Christiana, via Ancajani 3, ASSISI.
http://procivitate.assisi.museum

Ingresso libero.
Tutte le visite sono guidate

Seguono alcuni testi tratti dal catalogo edito da Petruzzi Editore

Renzo Scopa. Nel segno del sacro
Francesco Santaniello

Personale, solitaria e profondamente intimista è stata la ricerca espressiva di Renzo Scopa. Un percorso artistico, che coincide con quello esistenziale, nel quale l'autore ha riversato la sua urgenza creativa, ma soprattutto l'esigenza di esternare riflessioni, sensazioni, dubbi, tormenti e tutti quei moti del suo animo inquieto, riflessivo e poetico. Per fare ciò Renzo Scopa ha usato diversi mezzi: dalle tecniche calcografiche alla pittura, dalla scrittura in versi alla prosa, senza tralasciare l'immediatezza delle notazioni diaristiche. La sua vasta produzione, ancora in gran parte inedita, documenta una continua, incessante ricerca. Dicendo ciò non voglio semplicemente alludere alle sperimentazioni tecniche e formali delle pratiche artistiche, ma all'attività di un uomo che ha guardato il mondo e molti aspetti della vita, sia biologica che spirituale, setacciandoli attraverso il filtro della memoria, della sua peculiare sensibilità d'artista e di un'intima religiosità. Scopa non di rado si è spinto oltre la mera apparenza delle cose e degli umani accidenti - non a caso sin dalle prime opere ha scelto un lessico marcatamente espressionista - per cercare di comprendere ciò che siamo. Il suo è stato un cercare che di per sé è già un trovare, come sosteneva sant'Agostino, perché dimostra una profonda vita dello spirito.

Considerando la produzione di Renzo Scopa mi viene spontaneo fare un altro riferimento alla teologica filosofia di Agostino d'Ippona, che ha scritto: «Nessuno può attraversare il mare del secolo se non è portato dalla croce di Cristo». Ebbene questa frase, che è stata scritta all'inarca diciassette secoli fa ma che rimane sempre di stringente attualità, richiama quello che è stato il tema cardine del percorso creativo di Scopa: la Crocifissione. Un motivo iconografico, assunto come estrema metafora delle sofferenze umane e di quel male di vivere che virulento attraversa tutto il Novecento, che l'artista ha indagato a partire dalla giovinezza fino agli ultimi lavori. Un motivo iconografico sottinteso nel sanguinolento volto di Cristo coronato di spine (Ecce Homo, 1967), che fa da sfondo alla disperazione della Maddalena (Deposizione, 1960). Un tema che è inserito, per essere attualizzato, entro scenari urbani o industriali (La nostra guida, 1961) e che a livello tecnico è tradotto in pittura con l'irruento espressionismo - memore della maniera del gruppo Cobra e della cifra di Rouault - nel ciclo Gesù e le maschere del 1968-69 ed infine proposto con la maniera del dripping, in quella che Floriano De Santi ha chiamato L'ultima stagione della produzione di Scopa.
Coloro che sono abituati alla visione romantica dell'artista bohémien, dissipatore delle esperienze esistenziali, potrebbero considerare quella di Renzo Scopa una biografia senza eventi. Costoro, tuttavia, si ricrederebbero immediatamente se potessero rendersi conto del considerevole patrimonio umano e artistico lasciatoci dall'autore. Un'eredità preziosa fatta principalmente di conoscenze tecniche, testimoniata dalle opere e ancora oggi tramandata dai suoi allievi.
La vita di Scopa si è svolta tutta tra Urbino, città natale e luogo della sua formazione artistica avvenuta presso la prestigiosa Scuola del Libro, e Città di Castello dove per decenni ha insegnato, chiamato nella seconda metà degli anni Cinquanta del Novecento dall'allora Scuola per le Arti Grafiche e poi dal Centro di Addestramento Professionale "G.O. Bufalini" e da varie altre scuole ed istituti del territorio.
Fedele a quei principi ispirati dagli studia humanitatis che furono alla base dello splendore culturale dell'Urbino rinascimentale, Scopa ha condiviso il suo sapere, ma soprattutto il saper fare (ineguagliabile patrimonio della nostra nazione) con gli allievi, formando generazioni di abili ed esperti professionisti che hanno alimentato a loro volta la rinomata e nobile arte tipografica tifernate. Parallelamente all'attività di docente, Renzo Scopa ha condotto la sua ricerca pittorica, senza lasciarsi irretire dalle dispute teoriche o dai compiacimenti estetici dei differenti stili e tendenze artistiche, concentrandosi sul suo sentire, fisico e poetico insieme, e rimanendo coerentemente fedele alle sue idee.
Sin dalle prime prove Scopa si è affidato all'icastica carica espressiva del segno - e non poteva essere altrimenti data la sua formazione - alternando l'asprezza del tratto di alcune acqueforti all'armonia degli andamenti curvilinei quando si è trovato a descrivere elegiaci soggetti come la Madonna col Bambino del 1978. Un segno che si fa disgregante riducendo le figurazioni all'essenza strutturale dell'immagine, come nei dipinti del ciclo Deserto umano del 1965. Un segno reiterato e sfilacciato, aspro e tagliente, come nel Volto di Cristo (1957-58). Un segno-colore che diventa, a volte, una sorta di scrittura automatica, illeggibile, ma non per questo priva di significante come nel ciclo Città di Dio del 1980. Un segno atomizzato, negato e poi ritrovato, nelle deflagranti esplosioni cromatiche del dripping, di quelle sgocciolature di colore che in parte si ricompongono per far emergere dall'indistinto caos delle superfici (e del mondo) immagini evocative e dense di significato, come le vedute delle amate città di Urbino e Città di Castello o i temi sacri della passione di Cristo



L'artista segreto che fu Renzo Scopa
Mirna Ventanni


«Gli artisti non sono soli neanche quando creano l'opera fisicamente»: partiamo da questa definizione per capire l'artista di cui stiamo parlando. I libri di storia dell'arte, di critica e le biografie sui personaggi di quest'affascinante mondo sono stracolmi di vite particolari, ricche di eventi, avventure, passioni. Quando si parla di un artista automaticamente ci immaginiamo un personaggio eclettico, fuori dai canoni dell'epoca in cui è vissuto, impavido, fidente, a volte anche un po' arrogante, ma destramente affascinante. L'artista non è mai solo perché è in continuo contatto con il mondo e la realtà che lo circonda, che capta e trasforma attraverso la propria abilità, compiendo quel processo di metamorfosi che trasforma l'idea - l'incipit - in opera d'arte. Ma non tutti gli artisti rispecchiano questa definizione, anzi: spesso l'arte migliore nasce dalle mani di chi non si inventa personaggio, ma lascia che le proprie opere siano le protagoniste assolute del proprio pensiero, del proprio ego, riuscendo a cogliere non ciò che l'esterno detta loro, bensì ciò che è al loro interno: con un processo inverso non rubano alla natura per creare arte, ma implodono. Ed è questo l'esempio in cui possiamo identificare Renzo Scopa, un outsider, un personaggio che ha fatto arte pur rimanendo fuori dai canoni, che ha fatto storia, pur rimanendone fuori, che ha lasciato forti testimonianze del suo fare pur non svelando mai la sua arte. Renzo Scopa è un art/sta, ma per tutta la sua vita mai si è menzionato tale, e mai ha dato modo ad altri di identificarlo come tale: numerosissime sono state le sue creazioni, degne di apparire appese su ogni parete dedita ad un dipinto, ma per tutta la sua vita Scopa non ha mostrato a nessuno, se non familiari o amici a lui molto vicini, le sue creazioni. Forse per insicurezza, per modestia, per gelosia o egoismo, questo non lo potremmo mai sapere purtroppo, Renzo Scopa non si è mai voluto fregiare di un titolo che avrebbe ricoperto con merito: quello di artista. Renzo Scopa muore a Città di Castello nel 1997 a 64 anni. L'Alta Valle del Tevere non è la sua terra natale, ma è qui che ha vissuto nei suoi ultimi quarant'anni, insegnando. Un uomo tranquillo, taciturno, a volte schivo, così lo ricordano i più: un ottimo insegnante, dedito al lavoro e alla famiglia e, in solitudine, quasi in segreto, all'arte. Scrive Renzo e dipinge. Cerca, fin da giovane di esprimere le proprie emozioni attraverso le sue mani. Lo fa perché è timido ed introverso forse, definizioni del suo carattere che emergono dalle varie testimonianze, ma lo fa anche, e soprattutto, perché l'arte è parte di sé. Non è per Scopa un passatempo o un hobby: l'arte è il suo modo di parlare al mondo e del mondo, il pennello è l'occhio con cui vede la realtà e la tela ne diventa la visione. La forza e l'energia con cui il professore si getta sulle tele non è puro impulso: Renzo Scopa, uomo ed artista, ha una gran cultura, sia letteraria che pratica e la sua creatività si basa sullo studio ferreo e sistematico che ha compiuto, in materia, fin da giovane e che perfeziona e matura di quadro in quadro, raggiungendo, forse, la perfezione nelle sue ultimissime opere che, per significato e pathos, sembrano svelare l'epilogo finale. Ma torniamo ora indietro, alla giovinezza, cercando di ripercorrere la vita di questo personaggio insolito e segreto.
È Urbino la città dove, nel 1933, nasce Renzo Scopa: il ducato che fu del Montefeltro e che vide nascere Raffaello Sanzio resterà per sempre nel cuore del nostro artista e riecheggerà, nello spirito e nelle fattezze, in numerose sue opere. Renzo è il terzogenito di tre fratelli, è tra loro «il più pacioso e sognatore. Robusto di corporatura, col viso tondeggiante, la parlata scandita» (così è descritto nella testimonianza di Vittorio Emiliani). L'infanzia trascorre serena, tra le vie del quartiere e di piazza del Tribunale, dove abita e cresce, giocando a biglie con gli amici. Ha l'opportunità di assaporare, giocando e crescendo, l'atmosfera densa di storia e cultura che ha accarezzato la città dei Montefeltro. Poi arriva, anche per Renzo, l'età di decidere che cammino intraprendere per il suo futuro: arriva il momento di formarsi. Urbino offriva diverse possibilità, ma non per chi, come Renzo, era figlio di un usciere del Tribunale, e facilmente optava per un percorso meno aulico e più pratico. La città che vantava i natali di Raffaello, però, offriva anche ai figli dei non benestanti un'ottima formazione, grazie alla Scuola del Libro, nata per volere del regio commissario delle Marche nel 1861, e che fin dall'inizio si era specializzata sulle tecniche incisorie, calcografia, litografia, xilografia e nell'illustrazione. Scuola del Libro di Urbino aveva permesso il rilancio del libro classico, con l'accurata scelta dei caratteri e dei testi letterari migliori. Quando Scopa iniziò a frequentare la scuola nata per «l'illustrazione e la decorazione del libro, che lo avrebbe formato, assicurandogli un mestiere», ne era direttore Francesco Carnevali, uomo di grande cultura e sensibilità che aveva fatto dell'insegnamento la sua ragione di vita, scrittore e anche illustratore di numerose copertine del prestigioso Giornalino della Domenica.
Leonardo Castellani, acquafortista tra i più validi del Novecento, Carlo Ceci, litografo, e Pietro Sachini, xilografo, assieme ad altri valenti professori, sono tra i docenti che insegneranno al giovane Scopa. All'interno di questo scenario il nostro artista consegue prima la qualifica di Maestro d'Arte Ornatore del Libro nel 1953, poi, l'anno seguente, il diploma di Abilitazione all'Insegnamento della Calcografia. La commissione esaminatrice dell'Istituto Statale di Belle Arti di Urbino in occasione dell'abilitazione all'insegnamento della calcografia annotava il seguente giudizio: «Renzo Scopa rivela un temperamento istintivo ed estroso di disegnatore e di incisore che si concreta in espressioni tecniche e stilistiche personali. Si impegna a fondo nei problemi che affronta dimostrando un interesse culturale notevole e una riflessione che va maturando. Presenta una ricca cartella di disegni, una di incisioni, alcuni disegni prospettici, e due progetti di volumi illustrati di opere anonime medievali, uno dei quali completo in ogni sua parte che la Commissione giudica pubblicabile». E pubblica, in quello stesso 1954, presso l'Istituto nel quale ha studiato, cinque acqueforti di illustrazione per un libro di anonimo umbro del XIII secolo dal titolo Contrasto tra ricco e povero. Ancora Renzo non sapeva che presto avrebbe avuto un rapporto più diretto con la terra da cui proveniva l'autore del libretto di cui stava realizzando le illustrazioni: esattamente quattro anni dopo, nel 1958, sarà chiamato nell'alta Umbria, a Città di Castello, per insegnare all'Istituto per le Arti Grafiche. Ma prima di giungere in Umbria la vita del nostro Maestro compirà un passo molto importante: due viaggi, che lo segneranno, sicuramente, per il resto della vita. Appena terminata l'esperienza scolastica Renzo, poco più che ventenne, lascia la sua amata Urbino, il sole, le torri, la piazza con il Tribunale, la famiglia e gli amici, e parte, chiamato a ricoprire l'incarico di insegnante: la destinazione è lontana, anzi, lontanissima, si tratta della cittadina di Forenza, dove trascorrerà un anno della sua vita. L'impatto con la Lucania può esser definito non facile: ciò che lo circonda è un mondo completamente diverso da quello vissuto fino ad allora. La terra lontana da casa appare misera, grigia, triste, quasi legata ad un'altra epoca e come scandita da un tempo più lento, quasi immobile, che segna i bambini nei loro giochi infiniti, gli uomini nelle taverne e le donne, avvolte da enormi scialli, nelle loro preghiere. La gente sembra intimorita da lui, più timido che mai tra gli estranei: tutto è estremamente diverso dalla sua Urbino. Ma Renzo si adatta al Sud e ne coglie l'essenza. Nei lunghi pomeriggi di solitudine scrive, memorizza su carta le immagini che vede, i sentimenti che prova, l'angoscia per la miseria unita alla malinconia per tutto ciò che è legato ad Urbino. Le parole gettate sul suo diario prendono anima tra i colori e le matite: nascono i primi dipinti, segreti, che rivelano indubbiamente lo stato d'animo inquieto di un uomo solo e lontano da casa, in un luogo che, seppur misteriosamente, lo affascina. La Lucania tornerà nei suoi dipinti: riaffiora nei colori spenti e nei paesaggi silenziosi ma sobri, colmi di povertà e di dignità. Poi il servizio militare lo porta a Palermo per fare il C.A.R.
In Sicilia l'atmosfera è diversa, forse perché la storia millenaria della città, le sue ricchezze artistiche ed architettoniche lo affascinano e lo tengono più vivo e attivo della provincia potentina. Seguirà poi il periodo della naia a Mantova, ma è l'esperienza nel Meridione che segnerà profondamente Renzo Scopa. Passano veloci questi quattro anni e finalmente per il nostro artista urbinate arriva la svolta: gli viene assegnata una scuola a Città di Castello. L'Umbria è vicina alla sua Urbino, ormai i suoi amici e quel mondo di ragazzo che aveva lasciato prima di partire per Potenza e Palermo non esiste più: i suoi amici erano cresciuti e se ne sono andati percorrendo la propria vita. Molti dei compagni di studi, come Renzo, erano stati chiamati ad insegnare proprio a Città di Castello. Così anche lui parte: questa volta per sempre. Come nel tardo 1400 Raffaello aveva lasciato la città dei Montefeltro per iniziare la sua formidabile carriera d'artista nella terra del Vitelli, così, nella seconda metà del Novecento molti giovani allievi della Scuola del Libro di Urbino erano stati chiamati a Città di Castello ad insegnare. Dall'Ottocento nella città tifernate si era sviluppata un'industria tipografica che, nei primissimi anni Quaranta del Novecento era riuscita, grazie a fondi del Municipio e della Cassa di Risparmio locale, a dotarsi di una scuola specializzata alla quale si accedeva dalle elementari, durava tre anni e mirava a formare i giovani per immetterli nel mondo del lavoro tipografico. L'istituto creato fu chiamato Reale Scuola di Avviamento Professionale a tipo Industriale per le Arti Grafiche e nel 1942 fu aggiunto un biennio superiore di Scuola Tecnica. Così gli allievi usciti dalla scuola urbinate, grazie alla felice intuizione del professor Angelo Baldelli, erano chiamati di frequente a ricoprire incarichi a Città di Castello: con Scopa arrivano anche i fratelli Nicola e Mario Gambedotti, Disertori, Gamba, Bertelli, Moretti ed altri, anche tifernati che si erano trasferiti nelle Marche per studiare fanno rientro a casa, come Rigucci e Pincardini. Ed è qui, nella terra che aveva affascinato Plinio, che vide fiorire le prime opere di Raffaello, passare il Signorelli, il Vasari, il Pintoricchio, Rosso Fiorentino e una ancora più lunga lista di artisti del periodo più roseo dell'arte, nella terra che nel secondo dopoguerra ha visto sbocciare la più moderna arte informale con Alberto Burri e che da sempre è stata meta di personaggi di cultura e storia, decise di stabilirsi il nostro Renzo Scopa.
La sua vita tifernate trascorse serena, tranquilla, tra la piazza e la scuola. Insegnò alle Scuole Medie "Fucini" e "Alighieri", al Centro di Addestramento Professionale "Bufalini" dove ricoprì la cattedra di Disegno Professionale e Tecnologia per il corso di Addestramento Complementare per apprendisti Cartotecnici per i quali compilò anche un testo didattico. Stessa cosa farà per l'Istituto Professionale per l'Industria e l'Artigianato presso il quale stampò, nel 1967, Storia e Stile delle Arti Grafiche, un lavoro definito «di grande utilità anche per il piano didattico». Insegnò anche Educazione Artistica, negli anni Settanta, all'Istituto "Beata Margherita", noto istituto tifernate per dare cultura e futuro alle ragazze non vedenti.
Questa esistenza tranquilla, da professore di provincia, dedita al lavoro, che lo appassiona, e alla famiglia, che lo ama e protegge, può apparire semplice e consueta per un uomo nato negli anni Trenta e formatosi nel secondo dopoguerra. Ma Scopa custodisce un tesoro inestimabile: quest'uomo, ricordato come taciturno e solitario, ha nelle sue mani una dote che gestisce con riservatezza, quasi a proteggerla, è l'arte. Fin da giovane ha dato prova di creatività e di bravura, soprattutto tramite la tecnica incisoria, poi anno dopo anno e per tutta la vita, si immergerà sempre più nei pennelli e nelle tavolozze.
E per tutta la parabola artistica di Scopa, ricorrerà il tema della Crocifissione, argomento prezioso per le sue opere. Il corpo umano di Dio sanguina e soffre, in quell'attesa snervante che è la morte. Il dolore del Cristo in croce è il dolore eterno dell'uomo, solo, che soffre in procinto di abbandonare la vita terrena. Un dolore solitario e silenzioso, misterioso e affascinante, dignitoso e carico di speranza che, in qualche modo, parla dello stesso artista.
Come già più volte ricordato, durante la sua vita Renzo Scopa non svelò mai pubblicamente le sue opere, solamente una volta, nel 1960, espone un'acquaforte a Perugia alla Mostra d'Arte Sacra Regionale della Pro Civitate Christiana e viene fregiato con la Medaglia d'oro per l'Incisione. Un riconoscimento prezioso, ma che non stimolò il nostro artista a continuare ad esporre. Anche se due sue stampe lo stesso maestro le donò, nel 1959, alla Scuola delle Arti Grafiche, l'attuale IPSIA, e all'interno della presidenza è ancora possibile ammirarle. Una è il Volto di Cristo, in mostra, l'altra è il volto dolente di una donna, forse una Maddalena: il tempo e la poca luce non hanno ombreggiato la forte carica emotiva dei due volti che sembrano dialogare all'interno della precisa cornice che li unisce in un unico grande quadro. Una sola mossa stravagante, e inspiegabile, farà Renzo Scopa nel corso della sua attività creativa. Dalla metà degli anni Settanta, misteriosamente, le sue opere cambiano la firma: non più Scopa, ma Scopas. Aggiunge una S, e nessuno ne saprà mai il motivo. Quella S rimarrà un'incognita come il non voler esporre le sue opere. Solamente dopo la sua scomparsa, il figlio Saulo, devoto alla figura paterna, decise di omaggiare la comunità alla quale il padre aveva dato tanto con i suoi insegnamenti, mostrando le sue opere e pubblicando i suoi scritti, quelli che aveva inciso nel suo diario, inconsapevole che sarebbero stati letti a distanza di decenni, durante il suo soggiorno nel Meridione.
Una fama postuma potremmo definirla, ma meritevole per un personaggio che ha fatto delle sue doti una ragione di vita. Perché Renzo, su testimonianza di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo come uomo e come professore, e poco come artista, se avesse voluto avrebbe potuto realizzare molto con le sue opere. Non lo fece, ed è inutile chiedersi il motivo, non lo fece e basta. Ma come ogni artista che merita questo titolo, Renzo continua a insegnare il senso della vita attraverso i suoi colori e le sue parole, perché un artista non è mai solo, neanche quando crea la sua opera: nel creare le sue opere Scopa ci rivela che, nonostante preferisse circondarsi più di pennelli che di persone, il senso profondo della vita lo aveva compreso.



L'opera di Renzo Scopa, come seme di creazione
Massimo Zangarelli


Renzo Scopa, artista solitario per scelta e vocazione, forse sorriderebbe bonario all'interesse mediatico che la certosina e contestualmente colossale operazione di riordino realizzata dall'unico figlio Saulo ha suscitato in questi anni per la critica e per il pubblico più attento; certo le opportunità culturali fornite da chi ha dato luce a dipinti per troppo tempo tenuti nel sottoscala della memoria hanno offerto via via ulteriori ottiche stimolanti al dibattito pittorico regionale e nazionale: così si sono susseguiti negli ultimi anni almeno dieci eventi espositivi, non solo in Umbria.
Ma l'opera di Renzo Scopa oltre che inestimabile bene, quale vero e proprio "giacimento culturale", grazie alla capacità che egli aveva di scavare dentro sé e dentro gli altri, ha dato modo e opportunità, come un seme che dà frutti a distanza di anni, nell'arco temporale caratterizzato dalle rassegne susseguitesi, di creare nel segno della multimedialità vari eventi ispirando altri artisti, soprattutto musicisti, eventi capaci poi di vivere anche di vita propria. Ricordiamo:
I.
I concerti tenuti dalla pianista Leonora Baldelli, con musiche di Béla Bartók, Bohuslav Martinu, Darius Milhaud e Alberto Ginastera tenutesi in occasione delle esposizioni alla Rocca Paolina di Perugia e al Quadrilatero di Palazzo Bufalini a Città di Castello. La musicista, forte delle sue prestigiose esperienze internazionali, ha colto in pieno lo spirito dell'autore ponendo, con umiltà pari al talento, la sua musica al servizio dell'interpretazione e della fruizione delle opere.
II.
La performance musicale Movimenti di luce e suono con musica composta dal Maestro Massimo Bartoletti, presentata in occasione delle esposizioni di Renzo Scopa tenutesi a Perugia, Urbino e Roma. Performance che ha visto lo stesso Bartoletti alla tromba, Stefano Bellucci al trombone, Helge Sveen ai sassofoni e Fausto Paffi alle tastiere, che ha rappresentato una modalità di approccio da altra angolazione, per comprendere forse in modo più intenso il cammino espositivo dell'artista e ripercorrerne l'evoluzione creativa.
III.
La pubblicazione del libro // segno della parola (Edizioni della Meridiana, Firenze 2007), promossa in occasione del decennale della scomparsa dell'artista, che raccoglie una serie di scritti giovanili inediti del singolare peintre-graveur urbinate di nascita ed umbro di adozione, databili intorno alla metà degli anni Cinquanta del secolo scorso. Il volume contiene una presentazione della storica dell'arte Rossana Bossaglia e un'intervista inedita a Renzo Scopa e i cui diritti d'autore sono stati devoluti a sostegno della Lega del Filo d'Oro Onlus.
Si tratta di un libro-diario, una sorta di viaggio nella poetica e nel pensiero dell'artista, le sue parole descrivono visioni di terre quali la Lucania e la Sicilia degli anni Cinquanta, dove la natura si presenta come incontrastata regina. Riflessioni, pensieri e descrizioni emergono dall'anima intima e stupita di Scopa. Visioni di miseria, in contrasto con il fascino degli scenari e dell'arte, si fondono con la tradizione di luoghi che trasudano umanità, in una continua dicotomia tra luce e ombra, tra cromie e monocromie, tra dolore e felicità.
IV.
Il recital Amo tutti i colori, tratto dagli scritti di Renzo Scopa raccolti nel libro II segno della parola, recital interpretato da Maurizio Perugini, con musiche originali scritte, dirette ed eseguite con intensa abilità interpre-
tativa dal Maestro Massimo Bartoletti. Lo spettacolo in questi anni è stato proposto in occasione di varie mostre di Scopa, ma è anche stato rappresentato come spettacolo a sé. Le musiche spaziano con vibrante e coinvolgente varietà di ritmi e di melodie, dal canto popolare, alla musica etnica, dalle ballate alla canzone vera e propria.
Maurizio Perugini, rappresentazione dopo rappresentazione, è divenuto un vero e proprio alter-ego di Renzo Scopa, tenendo vivissima l'attenzione del pubblico e raccontando con voce bella e pastosa quei paesaggi di quell'Italia di allora, dipinti dalle parole dell'artistascrittore. Alle sue note capacità d'attore Perugini ha saputo unire un'intensità interpretativa frutto di notevole versatilità: si è cimentato, oltre che con l'intensa e suadente capacità di lettura, capace di far vivere il testo, anche con la canzone, Cos'è la vita, il cui tema musicale è stato scritto da Bartoletti adattandovi dei testi dello stesso Renzo Scopa.
V.
Nel corso dell'anno 2011 si è tenuta l'esposizione del dipinto Cristo e Giovanni Paolo II: la luce dell'anima in sedi quali Urbino, Città di Castello ed Assisi, ed in contemporanea con momenti di grande significato religioso, sociale e civile. L'iniziativa è stata promossa dall'Archivio intitolato all'artista nell'anno celebrativo della visita di Papa Wojtyla nella città serafica per la preghiera interreligiosa capace di suscitare quello "spirito di Assisi" che ha segnato un'apertura al dialogo tra diversi credo e ha contribuito a costruire un ponte fra le culture più diverse. Nell'opera Scopa fa riferimento alla croce quale imprescindibile paradigma del dolore del mondo, salvifico per i credenti, comunque esemplare per l'intera umanità, evocando il mistero doloroso/ glorioso del "devisceratus Christi amor". Significativo il commento scritto per la presentazione dell'esposizione di Assisi, presso il Museo del Tesoro della Basilica Papale di San Francesco, da Marco Vinicio Guasticchi Presidente della Provincia di Perugia: «Ogni cammino - chiarisce bene Scopa con la forza dei cromatismi e delle linee del suo dipinto - non può non ripartire dalla situazione della croce, dal suo mistero soprannaturale e dalla sua umanissima rappresentazione del dolore del mondo, al quale ogni essere vivente è tanto chiamato a soggiacere quanto votato a vincerne le più intense e laceranti manifestazioni. [...] L'operazione culturale che ha saputo mettere in cammino l'opera di Scopa in tre diverse situazioni espositive è particolarmente interessante e merita tutto il consenso che la Provincia di Perugia ha espresso al suo riguardo. Urbino, la città natale dell'artista; Città di Castello, sede di gran parte della sua produzione e luogo del commiato terreno; Assisi, contesto della spiritualità che rinasce e si ritrova, venticinque anni dopo, nel ricordo dell'azione per eccellenza dell'ecumenismo wojtiliano».
Ora questa nuova esposizione itinerante, nel segno del sacro, costituisce un'ulteriore occasione per ripercorrere le varie esperienze attraversate da Scopa nella sua parabola artistica, suggestionato di volta in volta da correnti e stili talora persino divergenti, individuandovi sempre, però, una propria originale matrice, dal lirismo lirico all'informale, dall'espressionismo astratto alla figurazione visionaria, con citazioni che vanno da Sironi a Pollock, da Rouault a Dubuffet, con rimandi molteplici, dall'immaginario mitologico di simbolismi arcaici all'esasperata drammaticità del dripping (sgocciolamento del colore) che, nella sua ultima stagione creativa, lo arricchì di un ulteriore step di peculiare avanguardia.
Questa mostra potrà darci nuove opportunità per analizzare le trasformazioni degli interiors, in un cuore peraltro costantemente attento all'impegno sociale e alla dimensione etica, come ormai sempre più di rado capita di incontrare.
Sempre sulle tracce di quegli ossimori, così rimarcati da Floriano De Santi, nel caratterizzare l'opera di Renzo Scopa: rigore irrazionale, caotica armonia, realtà fantastica, calma angoscia, durevolezza instabile che in realtà indicano meglio di qualsiasi definizione l'inquietudine esistenziale di un uomo alla perenne ricerca di qualcosa di "assolutamente indefinibile", tanto per rimanere in tale terreno, in apparenza paradossalmente antitetico. 







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Affezione di Mons. Pierangelo Sequeri



Madre Teresa. Una bambina di nome Gonxhe



Eremo outing di Paola Lotti



O Tannenbaum (Oh, Christmas Tree) (Vince Guaraldi)



I am Jesus



Passione secondo Luca: ANTEPRIMA



The White Light Festival



ČIURLIONIS: Un viaggio esoterico 1875 – 1911



Waldemar Januszczak on Raphael



Homage to Muslim Art depicting Muhammad



Dentro l'Ultima Cena: Il tredicesimo testimone



Biennale delle chiese laiche 2010 Design



Vision by Margarethe von Trotta www.zeitgeistfilms.com



KEMO'-VAD, DANZARE NEL VENTO



Le reliquie del Buddha all'Accademia di Brera



Insieme a Don Tonino Bello...



Flare II - A Conversation with Antony Gormley



Jeremy Rifkin, 'La civiltà dell'empatia'



Sacred Music Colloquium (CMAA)



Da pellegrini sui Sacri Monti


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POLO DI RICERCA ARTE SACRA CONTEMPORANEA

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LA PASSIONE DI SORDEVOLO

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